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Storia di Tell Afis

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La pianura e le aree collinari intorno a Tell Afis sono state abitate sin dalla preistoria (Afis I). I primi gruppi umani vi arrivarono dalla Rift Valley lungo il percorso del fiume Oronte e, attraverso gli wadi che si aprivano verso il Ruj (la diramazione orientale della valle dell’Oronte), si insediarono su alti terrazzi naturali sfruttando ripari di un ambiente propizio per la caccia e la raccolta dei vegetali. Quando l’agricoltura divenne la principale strategia di sussistenza, nel Neolitico, agricoltori e allevatori si diffusero gradualmente verso le fertili piane interne e insediandosi nella regione di Tell Afis. Un primo insediamento vi fu qui fondato nel Tardo Neolitico su uno sperone calcareo naturale che permetteva di dominare la fertile piana alluvionale a nord e le vie di comunicazione verso il Mediterraneo a ovest e le regioni di Aleppo e dell’Eufrate a est. Nel corso del Tardo Calcolitico (4000-3300 a.C.) il villaggio di Afis (Afis II), crebbe fino a diventare una cittadina circondata da un massiccio muro a scarpata (M.1155). Il muro è stato messo in luce per una lunghezza di 25 m, ed era conservato in altezza fino a 4 m.; il piano antistante era considerevolmente in pendio verso la zona della città bassa, ed è probabile che un fossato poco profondo corresse di fronte al muro stesso, raccogliendo l’acqua piovana di ruscellamento allo scopo di immagazzinarla. I materiali, specialmente ceramici, assegnano questa sequenza alle fasi del Tardo-Calcolitico 2-3 locale, che si devono datare prima dell’espansione della popolazione della Mesopotamia meridionale (cultura Uruk) lungo l’Eufrate (che attualmente viene posta tra la metà e la fine del IV millennio a.C. (periodi Medio- e Tardo-Uruk). La cittadina crebbe lentamente nel corso del III millennio, durante il Bronzo Antico I-IV (Afis III-IV), e nel II millennio, durante il Bronzo Medio (Afis V) e Tardo (Afis VI). Tracce sparse dell’occupazione del Bronzo Antico I sono state individuate appena al di sopra dei detriti del muro calcolitico, mentre mancano evidenze del Bronzo Antico II. L’area dell’acropoli fu occupata nuovamente nel Bronzo Antico III finale e nel Bronzo Antico IV A (2400-2250 a.C.) e nel Bronzo Antico IV B (2250-2000 a.C.: Afis IV). In questa ultima fase la cittadella era circondata da un muro spesso 1.8 m, rinforzato da un rampart coperto da un glacis (individuato nell’area N2), con grandi pietre a copertura della base. Un’unità domestica occupava la zona occidentale dell’acropoli (area E2). In una fase successiva dello stesso periodo, questa unità domestica fu ristrutturata e ampliata. In una fase seguente, di transizione tra Bronzo Antico e Bronzo Medio, l’area venne riconvertita in un complesso artigianale per la produzione ceramica, che rimase in funzione nel periodo successivo, il Bronzo Medio I (2000-1850 a.C.). Alcuni ambienti con le loro installazioni domestiche erano separati da una strada con acciottolato. Nel Bronzo Medio I-II (Afis V) il sito fu potentemente fortificato ancora una volta, raggiungendo la stessa estensione complessiva del tell attuale. L’altura centrale fu recintata da mura nel Bronzo Medio I B-II A (1850-1700 a.C.), costituito da un muro in mattoni conservato (Area N1) fino a 5 metri di altezza, contro il quale fu poi addossato un glacise anche la città bassa fu circondata con uno spesso muro di mattoni, documentato nell’area B1, all’estremità settentrionale del tell. Sul margine di queste mura sono state individuate sei tombe. Il sito sperimentò probabilmente un momento di rigoglioso sviluppo nel periodo paleosiriano, intorno al 1800 a.C., quando Ebla era la potente capitale della regione. Il Bronzo Medio I-II fu per la pianura un periodo di grande sviluppo e densità insediativa. Alcuni villaggi distavano solo pochi km da Afis, mentre altri si trovavano ai margini della piana sulle vie di comunicazione verso il nord. Il passaggio dal Bronzo Medio al Bronzo Tardo è documentato solo da tre inumazioni nell’area N2 e due nell’area E3, il che forse documenta una una crisi nell’occupazione del sito durata fino all’inizio del Bronzo Tardo I (1500-1400), quando nell’area furono scavate delle tombe sparse, contenenti resti infantili con corredi composti da semplici oggetti. Fu soltanto nel Bronzo Tardo II (1300-1200 a.C.: Afis VI) che il sito riprese importanza e il suo impianto urbano venne ripianificato. L'area E4 ha prodotto una sequenza coerente dal Bronzo Tardo II, fornendo una serie di contesti primari con relativi materiali, che illustrano l’orizzone culturale dell’area specialmente per quanto riguarda la tecnologia ceramica, che era caratterizzata da ceramica comune “di massa” e standardizzata. Nella fase VII (Area E4) vi fu costruito una residenza importante che ha restituito un piccolo archivio di testi ittiti e khurriti e che si data alla metà del XIII secolo; sigilli e oggetti in bronzo documentano, nel periodo del dominio ittita nella regione, l’intensificarsi di contatti internazionali. Nella fase VI, all’edificio abbandonato si sovrappone una grande area aperta, ricca di numerose istallazioni funzionali, forni e focolari e resti di attività industriali. Nella fase Vc-b l’intera area subì una ristrutturazione, con tre vaste residenze separate da una strada con acciottolato. L’Edificio B, a sud della strada, è stato denominato anche “Edificio a pilastri”, quello a nord “Residenza (A)” (300 metri quadrati). Il terzo edificio era adiacente alla “Residenza”, a nord.

 

Nel corso dei secoli finali del II millennio, e all’inizio del I, l’importanza di Afis nella regione si accrebbe, probabilmente grazie alla sua posizione sulle vie di comunicazione tra il Mediterraneo e l’Eufrate. La città bassa raggiunse la massima densità insediativa tra IX e VII secolo a.C., mentre l’acropoli fu occupata da edifici cerimoniali e residenziali dal XII al VII secolo, dunque sostanzialmente per tutta l’Età del Ferro. Per questo lungo periodo Afis fornisce attualmente la più lunga e completa sequenza insediativa nota in Siria, colmando la lacuna (un tempo detta “Età Oscura”) tra il Bronzo Tardo e il Ferro I. Questo fu un periodo cruciale per la storia di Siria e Mesopotamia: elementi siginificativi furono l’emergere delle tribù aramee, la loro lenta integrazione nella società urbana e, infine, la loro ascesa al potere politico. Dal X all’VIII secolo a.C., fino all’epoca della conquista Assire, una rete di unità statali più o meno estese (alcune delle quali rette da signori legati alla dinastia reale ittita, altre dagli Aramei) partecipò a una rinascita economica e culturale della regione. Nell’area E, l’occupazione più antica del Ferro I (Ferro I A) presenta solo indizi di sparsi e occasionali riutilizzi delle rovine degli edifici del Bronzo Tardo II (fase Va dell’area). Campioni di semi combusti analizzati al C14 hanno fornito per questa fase una datazione calibrata al 1280-1130 a.C. Nelle fase seguenti dell’area (fasi IVc-a, Ferro I B) viene edificata una nuova unità abitativa, ben strutturata, con edifici che si aprono su strade con acciottolati. L’ultima fase (Ferro I C) è contrassegnata da un fitto agglomerarsi di abitazioni sul pendio occidentale dell’acropoli. Densamente occupati, in questo periodo, erano anche la zona est dell’acropoli (area G) e il suo pendio orientale (area N). Durante l’Età del Ferro II-III (900-600 a.C.) il sito subì un’ulteriore ripianificazione e le sue dimensioni aumentarono: una vasta città bassa si espandeva alle pendici dell’acropoli ed era cinta da mura urbiche esterne. Edifici pubblici monumentali furono eretti sulla sommità della collina, sui resti rasati delle unità domestiche del Ferro I. Questi lavori edilizi furono verosimilmente patrocinati dalla nuova élite politica che aveva assunto il potere con l’ascesa degli Aramei nella Siria settentrionale. Nell’area A è stata individuata una successione di almeno tre edifici identificabili come templi in funzione dal tardo Ferro I (Tempio III) al tardo Ferro III (Tempio I); l’ultimo dalle possenti fondazioni in pietra, tripartito con vani laterali e torri sulla fronte, ci ha restituito resti del suo arredo, minuti frammenti di statue basaltiche e di una stele iscritta in aramaico, oltre a incensieri dipinti e elementi architettonici invetriati. Ad est del Tempio I sono state individuate tracce relative alla sequenza di un altro edificio monumentale (VII sec. a.C.). Un ulteriore edificio pubblico occupava l’altura orientale dell’acropoli: si tratta di una struttura unica ed enigmatica, un’area a cielo aperto quasi quadrata (denominata “Corte quadrata”), con mura perimetrali in mattoni, in parte interrata, e pavimentata a ciottoli. La Tell Afis aramaica può identificarsi con la città di Hazrek, menzionata in fonti testuali dalla metà del IX alla metà dell’VIII sec. a.C. come capitale del regno di Hamath e Lu’ash. Una stele in basalto frammentaria scolpita con l’immagine di una figura forse regale e con una lunga iscrizione in aramaico (oggi al Louvre a Parigi), rinvenuta nel sito nel 1908 cita la ricostruzione della città e la strenua difesa compiute dal re Zakkur contro una coalizione capeggiata da Bar-Hadad, re di Damasco, e Bar-Gush, re di Bit-Agushi, forse con l’appoggio degli Assiri. Il re assiro Adad-Nirari III definì il confine tra Atarshumki di Arpad e Zakkur di Hamath intorno al 796 a.C. Hazrek (chiamata Hatarikka nelle fonti assire e Hadrach nella Bibbia) fu conquistata nel 738 a.C. e divenne un centro provinciale dell’impero assiro. Nella tarda Età del Ferro la città si estese ampiamente a sud e a est dell’acropoli, coprendo un’area già interessata, ma in maniera sparsa, nel Bronzo Medio. Il periodo achemenide è poco documentato a Tell Afis, mentre alcuni siti della pianura (Tell Serji, Tell Nuwaz) ne conservano maggiori evidenze archeologiche.